di Anna Bottone
All’alba del primo post lockdown dell’estate 2020, ci pervase un senso di euforia e con fiducia e forse un po’ di incoscienza il mondo del turismo si rimise in moto cavalcando l’onda di quella che pensavamo fosse una duratura ripartenza, neanche generalizzata in quanto è stata rivolta solo verso il mare o la montagna, escludendo le città d’arte e una parte del patrimonio artistico-culturale del Bel Paese, per poi ritrovarci tutti di nuovo ostaggi del virus, rinchiusi contro la nostra volontà per mesi, privati del diritto al lavoro e alla realizzazione dei propri sogni ed ambizioni.
In questi mesi sospesi tra lotte per i ristori e dichiarazioni di intenti di cambiamenti epocali per il settore, abbiamo penso tutti avuto modo di riflettere sull’ecosistema turismo per quanto questo concetto trovo si faccia strada molto faticosamente a mio parere nonostante da più parti se ne parli.
Di fatto, oggi con l’apertura di una nuova stagione turistica, nonostante arrivino dati incoraggianti su prenotazioni (italiane) che speriamo non mandino in overbooking le solite mete note, il sentiment degli operatori è tutt’altro che allegro.
Questo perché come spesso accade, le strategie a breve termine, seppur in qualche maniera utili, nulla hanno a che fare con chi davvero poi deve alzare la serranda della propria azienda e che invece è in cerca di una visione proiettata agli anni a venire per essere competitivi in un mercato mondiale di offerta turistica.
La grave crisi mondiale del settore turismo che stiamo attraversando in conseguenza della pandemia covid19 non è per niente conclusa e come espresso in dichiarazioni pubbliche da più di un leader mondiale, altre pandemie negli anni a venire ci attendono, ed è dunque essenziale riparametrare oggi le strategie turistiche a lungo termine, che non possono che essere basate su un concetto primario: ecosistema turismo.
Ciò che è emerso, e mi sento dire finalmente, è l’idea che esiste un ecosistema turismo, che non può essere settorializzato solo relativamente a chi fornisce alloggi, viaggi organizzati, guide turistiche, etc., ma coinvolge intere filiere, in quanto la stragrande maggioranza dei servizi e beni rivolti ai cittadini sono di fatto le stesso di cui usufruisce il turista.
Ma cos’è questo ecosistema turismo? Immaginate una tabella, fatta di verticali e orizzontali in cui inserite mentalmente da una parte tutte le tipologie del Turismo che vi vengono in mente, tenendo conto che negli ultimi anni esse si sono moltiplicate e affermate nel panorama internazionale oltre che italiano, e dall’altra provate a pensare a tutte le attività, anche quelle legate al singolo professionista e non azienda, che offrono un servizio, un bene, un’esperience a cittadini e turisti, comprendendo anche il singolo passante che può fornire un’informazione utile, un sorriso, un welcome, quel valore aggiunto, che è radicato nella nostra indole italiana votata da sempre ad accogliere ed ospitare.
Fatto? Dite la verità vi è partito un WOW spontaneo. E’ si, perché mentre ci si concentra sui dati che arrivano dalle grandi categorie di settore, si ci scorda che in realtà tutti NOI siamo coinvolti in qualche maniera nel Turismo, ed è oggi tristemente palese che occorre ripensare, riprogettare, e magari finalmente rilanciare L’ITALIA come brand univoco e onnicomprensivo verso l’estero per essere all’altezza dei nostri competitor (non dimentichiamo che siamo un mondo globalizzato) e magari concentrarsi sulla domanda e non più sull’offerta turistica italiana intesa come: siamo belli, abbiamo tanto, si mangia bene !!!