di Raffaella Cantoni – Guida Turistica ed Host
Gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina sono da sempre oggetto di un’infinita ammirazione da parte dei turisti di tutto il mondo.
Tuttavia non tutti sanno dei pericolosi messaggi morali ed etici che Michelangelo è stato obbligato a nascondere pur di non rischiare di perdere la prestigiosa committenza papale, la sua notorietà o addirittura la sua vita.
Ma andiamo per gradi. In primo luogo, Michelangelo affrescò interamente da solo il Giudizioin soli 5 anni. Su committenza di papa Clemente VII, l’artista iniziò il lavoro nel 1536 e lo concluse già nel 1541, quando fu scoperto al pubblico sotto il pontificato di Paolo III Farnese. A quell’epoca, la Riforma Protestante era già iniziata e la Chiesa si trovò terribilmente attaccata sia nella sfera etica (per la dilagante corruzione, simonia) sia in quella dottrinale-teologica (si richiedeva una più aderente interpretazione delle Sacre Scritture e il ritorno al Cristianesimo delle origini).
Il Giudizio Universale, tratto dal libro dell’Apocalisse di Giovanni, era un’iconografia tipica della cultura medievale, ma poco diffusa in quella Rinascimentale. La scena rappresenta il momento della fine dei tempi, in cui “Cristo è chiamato a giudicare i vivi e i morti”.
Il rinnovamento iconografico, formale ed etico ad opera di Michelangelo di un tema così antico suscitò all’epoca non solo un’infinità di reazioni (forti critiche da parte della Chiesa; ammirazione o stupore), ma addirittura rivoluzionò la “maniera” di dipingere per le successive generazioni.
Michelangelo concepì il Giudizio attraverso una struttura a turbine, al centro della quale in alto è raffigurato Cristo-Giudice, colto nell’atto di pronunciare il verdetto finale e con accanto la Vergine, mentre le altre figure li circondano. La reazione dell’umanità è sconvolgente e drammatica: ovunque notiamo urla di dolore ed espressioni disperate. Tuttavia non solo i dannati, ma anche la Vergine Maria e i santi martiri sono terrorizzati dalla futura Rivelazione.
Tra i numerosi martiri, San Bartolomeo è colui che forse più degli altri merita attenzione. Scopriamo così il primo dei numerosi codici segreti che l’artista ha voluto celare nell’affresco più grande e rivoluzionario mai realizzato da un unico pittore.
Sotto la figura del Cristo è raffigurato San Bartolomeo, colto nell’atto di reggere la sua pelle e il coltello con cui fu scuoiato vivo, secondo la tradizione. La pelle del santo mostra il volto di un uomo anziano, dai lineamenti deformati dalla sofferenza. Quel volto altro non è che l’autoritratto di Michelangelo, espressione del malessere del suo animo e della preoccupazione per il proprio destino.
Così l’artista ha voluto inserire la propria “firma” nel suo capolavoro, aspetto raro a quell’epoca poiché spesso proibito dai committenti.
Le sorprese non finiscono qui! Vi svelo un’altra curiosità spesso non notata dai turisti.
Nella parte in alto a destra dell’affresco, sotto la colonna della lunetta, sono raffigurate delle minuscole figure nude di uomini e donne intenti in atteggiamenti molto affettuosi, così come un giovinetto colto nell’atto di baciare la barba di un anziano.
Come potremmo sentirci oggi vedendo delle immagini così “pagane” dipinte nel luogo più sacro del mondo cristiano?
Senz’altro ciò che si può dire è che nella storia della Chiesa della Roma cinquecentesca, questo fatto sarebbe stato uno grande scandalo se fosse stato chiaramente scoperto! Michelangelo lo ha nascosto molto bene ed è stato un genio anche in questo, bisogna ammetterlo.
Se desiderate essere guidati in questo viaggio, venite con me a scoprire gli altri misteri della Sistina e la rivoluzionaria personalità di Michelangelo, il Genio di tutti i tempi!