by
Nel 1989 crollava sotto la spinta popolare, con la forza del coraggio e del riscatto il nefasto Muro di Berlino.
Un atroce simbolo della disumanità.
Mattoni cementati con sangue, dolore e perfidia.
Trent’anni fa il Mondo cantava, piangeva, esultava, ballava, gioiva su quei resti di “cattiveria istituzionale”.
Ogni anno, il 9 novembre, celebriamo quella gioia immensa che vide donne e uomini abbracciarsi dopo aver subito un confine ingiusto.
Vi ricordate quel fiume di persone che dallo stato di terrore guidato da Eric Honecker entrava nella Repubblica Ceca e da lì veloce proseguiva verso la Germania dell’Ovest?
Una celebrazione mondiale della libertà e della fraternità.
Una conquista positiva per tutti.
Oggi la rabbia sterile di molti rievoca la costruzione dei muri come soluzione politica.
La classe dirigente salviniana rievoca i muri proprio per chiuderci nei confini per non far entrare i barbari, così come fanno Trump o Orban.
Se avessimo avuto un muro tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, come dicono i salviniani, avremmo risolto da tempo il tema della immigrazione. Per esempio tal Melania Knavs nel 1988 non sarebbe potuta emigrare a Milano per lavorare. Quella ragazza immigrata slovena ora è la Signora Melania Trump.
Potevano mettere un muro anche in Cecoslovacchia per il bene della Signora Ivana Marie Zelni¢kova poi divenuta Ivana Trump.
Il Presidente americano avrebbe ringraziato Salvini per avergli evitato due immeritati matrimoni; si sarebbe salvato sposando una americana senza essere soggiogato dalle straniere.
Non è ironia o uno scherzo, ma è la verità.
Trump e Salvini vogliono i muri, illusione per un elettorato arrabbiato, atroce condanna per donne e uomini che non hanno colpe, come quel padre con il figlio rivolti nella morte del Rio Grande
Scrittore Sumero